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L’Induced After Death Communication (IADC) è un fenomeno psicologico e terapeutico che si riferisce a comunicazioni percepite con persone decedute, indotte attraverso tecniche specifiche. Questa pratica è spesso utilizzata per aiutare le persone in lutto a elaborare il dolore e a trovare un senso di chiusura. Rappresenta un approccio innovativo e spesso controverso per affrontare il lutto e la perdita. Attraverso tecniche di induzione e meccanismi psicologici, può aiutare le persone a elaborare il dolore e a trovare conforto. Tuttavia, è importante riconoscere le varie interpretazioni di queste esperienze e considerare l’importanza di un approccio terapeutico rispettoso e basato su evidenze.

Come funziona?


L’IADC si basa su tecniche che possono facilitare esperienze di comunicazione immaginativa con i defunti. Queste tecniche possono includere:


– Meditazione: pratiche di rilassamento che aiutano i partecipanti a entrare in uno stato di coscienza alterato.
– Visualizzazioni: inviti a immaginare una conversazione con il defunto, creando uno spazio mentale in cui il soggetto può esplorare sentimenti e pensieri non espressi.

E’ efficace?

Studi e testimonianze suggeriscono che l’IADC può portare a vari risultati positivi, tra cui:

– Riduzione dell’ansia: i partecipanti possono sperimentare una diminuzione dell’ansia e della depressione legate alla perdita.

– Aumento della serenità: molte persone riferiscono una maggiore serenità e accettazione riguardo alla morte del proprio caro.

– Chiusura emotiva: può facilitare una chiusura emotiva, consentendo ai soggetti di andare avanti nella propria vita.

Sebbene l’IADC offra benefici a molte persone, esistono critiche e riserve riguardo alla sua validità e al modo in cui viene interpretato. La scienza psicologica tende a spiegare queste esperienze attraverso meccanismi psicologici anziché attribuirle a comunicazioni reali con i defunti.

Va bene per tutti?

Il suo utilizzo può variare ed è da valutare di caso in caso.